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brano
 
Tacito
De oratoria,24
 
originale
 
[24] Quae cum Aper dixisset, "adgnoscitisne" inquit Maternus "vim et ardorem Apri nostri? Quo torrente, quo impetu saeculum nostrum defendit! Quam copiose ac varie vexavit antiquos! Quanto non solum ingenio ac spiritu, sed etiam eruditione et arte ab ipsis mutuatus est per quae mox ipsos incesseret! Tuum tamen, Messalla, promissum immutasse non debet. Neque enim defensorem antiquorum exigimus, nec quemquam nostrum, quamquam modo laudati sumus, iis quos insectatus est Aper comparamus. Ac ne ipse quidem ita sentit, sed more vetere et a nostris philosophis saepe celebrato sumpsit sibi contra dicendi partis. Igitur exprome nobis non laudationem antiquorum (satis enim illos fama sua laudat), sed causas cur in tantum ab eloquentia eorum recesserimus, cum praesertim centum et viginti annos ab interitu Ciceronis in hunc diem effici ratio temporum collegerit."
 
traduzione
 
24. Dopo che Apro ebbe finito di parlare: ?Riconoscete,? disse Materno, ?la veemenza appassionata del nostro Apro? Con quale impeto travolgente ha difeso il nostro tempo! Con quale ricchezza e variet? di argomenti ha malmenato gli antichi! Con che brio geniale e, ancor pi?, con che erudizione e abile competenza ha desunto proprio dagli antichi le armi per attaccarli! Nondimeno, Messalla, non gli si deve consentire di farti modificare quanto hai promesso. Perch? non ? un difensore degli antichi che chiediamo, n? paragoniamo alcuni di noi, nonostante i complimenti che ci ha appena fatto, a quelli verso cui Apro ha indirizzato i suoi attacchi. Del resto, neppure lui crede a quello che dice, ma, seguendo un vecchio metodo, spesso praticato dai nostri filosofi, si ? assunto la parte del contraddittore. Dunque, delinea non un elogio degli antichi (basta la loro fama a lodarli), ma l'esposizione delle cause per cui siamo tanto decaduti rispetto alla loro eloquenza, tanto pi? che il calcolo delle date prova che non sono trascorsi pi? di centovent'anni dalla morte di Cicerone a oggi.?
 

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